mercoledì 1 maggio 2013

Il racconto "vincente" di Federico Scolari

Federico Scolari dell'Istituto Leonardo da Vinci di Basiglio (MI) si è aggiudicato il primo posto del Concorso letterario Ares Faes.
Ecco il suo elaborato.




Chiara e Phil vengono incaricati di scrivere un articolo per il giornalino scolastico sulle aspettative e i piccoli desideri quotidiani degli studenti delle scuole Faes. I due decidono di iniziare con un sondaggio chiedendo agli amici di mandare il proprio desiderio via mail all'indirizzo della redazione. Dopo un breve, ma improvviso blackout che colpisce una zona della città e che interessa anche la sede del giornalino, iniziano ad accadere cose strane... i desideri cominciano a materializzarsi e ad avverarsi... 

Il racconto di CHIARA 
"Fare una bella interrogazione, senza farmi prendere dal panico come mi accade sempre. eli98"
Questa era sicuramente Elisa della sua classe, che a ogni interrogazione si agitava così tanto da non riuscire più a parlare, anche se aveva studiato perfettamente. 
"Chiarirmi con la mia migliore amica. Fiordilampone97. 
Trovare un reale e SUPER FANTASMAGORICO caso eclatante su cui investigare! " Questa era Giulia, non c’era dubbio! Sì, lo stile era proprio il suo. Investigatrice pazza. Il suo nickname diceva già tutto. 
"Convincere i miei a farmi partecipare alla gita scolastica”. 
Riuscire a farmi apprezzare da LUI." 
Come??? Riusc…. Ah ecco, suonava familiare… questa era proprio la sua mail. Il “LUI” in questione era niente meno che Phil… due occhi azzurri come il mare della Sardegna, così trasparenti che tutto ti sembra a portata di mano e invece è lontano e irraggiungibile. 
Phil, 15 anni, il migliore amico di Roberto, detto Biro, la persona con cui Chiara andava meno d’accordo sulla terra: suo fratello! Ma a quanto sembrava Phil non la vedeva neanche se non, appunto, come la sorella minore del “mitico” Biro. Per fortuna ci aveva pensato il prof. Rossi a dare una mano al destino. Era stata Chiara, all’ultima riunione del giornalino scolastico, a proporre un articolo per il nuovo numero. L’idea le era venuta leggendo un libro, L’Alchimista: “Quando desideri qualcosa tutto L’universo cospira affinché tu realizzi il tuo desiderio”. Avrebbe scritto un articolo sulle aspettative e i desideri quotidiani degli studenti delle scuole Faes… insieme a Phil! Il professore aveva deciso di affiancarle uno studente più esperto. Quello era il secondo anno che Phil faceva parte della redazione del giornalino e con le parole ci sapeva decisamente fare… aveva proprio talento! L’idea di fare un sondaggio tra gli studenti, facendosi mandare una mail all’indirizzo della redazione, era stata sua. 
Chiara era determinata a far bene… forse così Phil si sarebbe accorto che anche lei era una ragazza interessante, tanto quanto Virginia, la bionda della II A che gli girava sempre intorno e che a lui sembrava stare tanto simpatica! Mentre Chiara stava per aprire l’ennesima mail, improvvisamente il computer si spense. Ma che caspita stava…! Uscì dall’aula. Tutto il corridoio era al buio. La luce filtrava solo dalle finestre, ed era fredda e bianca come solo Milano sa essere in certe giornate un po’ uggiose. 
Non era stata solo la scuola ad avere subito il blackout. La mancanza di corrente aveva interessato una vasta zona della città. In poche ore tutto era tornato come prima, ma l’inconveniente aveva fatto saltare diversi programmi, compiti in classe compresi. Insomma… non era stata poi una così brutta giornata! 
A ogni modo, il giorno dopo, la vita al liceo era tornata quella di sempre. Soltanto per Chiara, la giornata era iniziata diversamente: aveva appena ricevuto un messaggino da Phil: “Se ti va dopo domani ci troviamo per l’articolo. Domani non posso, ho la gara di atletica”. Non sapeva neanche che Phil avesse il suo numero! Gliel’aveva dato sicuramente Biro, ma non osava chiederglielo. Suo fratello avrebbe iniziato a tormentarla: “Perché ti interessa così tanto?”, e avrebbe fatto presto due più due. Già si immaginava cosa le avrebbe detto: “Non ti sarai mica presa una cotta per il mio migliore amico, vero? Perché se sì dimenticalo, che lui non ti si fila proprio!”. Ecco, non aveva affatto voglia di una botta di disistima improvvisa. Le piaceva crogiolarsi nel pensiero che Phil avesse chiesto a Biro il suo numero, solo per l’idea di avercelo. 
“Gran giorno questo!”. Chiara commentò sarcastica le scarpe di Biro, che come lei stava uscendo per andare a scuola. Suo fratello, dopo mesi di scarpe nere del cattivo umore e grigie della preoccupazione, quella mattina aveva azzardato un paio di scarpe verde speranza. Promettevano bene. Biro la ignorò, con quella grande capacità di ignorare tipica dei fratelli maggiori, le mugugnò un “ciao sister” più o meno gentile e si isolò nel suo mondo fatto di chitarre, bassi elettrici e batterie, coprendosi le orecchie con le sue gigantesche cuffie per ascoltare musica rock e metal di prima mattina. Chiara pensò che, se il buon giorno si vede dal mattino, quella giornata si annunciava interessante. 
“E questi? Da dove saltano fuori??” Chiara rigirò tra le mani i due biglietti che aveva trovato sul banco. Chiese a tutte le compagne e persino alla professoressa di latino che aveva alla prima ora. Nessuno sapeva dirle nulla. 
“Cosa me ne faccio?” 
“Dalli a tuo fratello, no?”, le disse Giulia. 
“E’ juventino e questi sono due biglietti per il derby di sabato sera. Ci deve essere un errore”. 
“Non c’è un errore. Li hai trovati in una busta con su scritto per Chiara Gatti. Tu sei Chiara Gatti! Sono per te, è evidente. Solo che non capisco chi te li abbia fatti trovare. Tu non sei tifosa”, continuò l’amica, curiosa di capirci qualcosa di più. 
Perplessa, Chiara, mise i biglietti in cartella e si preparò alla lezione di latino. Soltanto Giulia sembrava non accontentarsi di quella non-spiegazione e continuava a inviarle bigliettini in lettere greche durante la lezione. “Dobbiamo scoprire chi ti ha regalato quei biglietti e perché!" I loro pensieri vennero interrotti dalle successive parole della professoressa, quelle che a metà ora non ti aspetti. 
“Bene, visto che è rimasto ancora un po’ di tempo prima della fine della lezione… interroghiamo!”. Sul volto delle studentesse si dipinse un’espressione di panico. Pochi secondi di tormento e poi… “Beretta”. La scelta era avvenuta. Elisa. Chiara ripensò alla mail di eli98. Il suo era un desiderio che aveva del miracoloso. Elisa balbettava sempre e l’agitazione sembrava seccarle la lingua in gola, ma era una ragazza preparata e nei compiti scritti prendeva sempre voti altissimi. “Iniziamo con un ripasso dei verbi. Coniugami l’indicativo perfetto passivo del verbo moneo ”, disse la professoressa e la guardò incoraggiante. Elisa fece un gran respiro, sapeva la risposta, aveva studiato come sempre. Le amiche la videro chiudere gli occhi e strizzarli qualche secondo, quasi a concentrarsi, e poi partì, come un treno che non si arresta alle fermate programmate. Coniugò decisa il verbo, senza balbettare e arrivò fino alla fine, quasi incredula lei stessa di quel che aveva appena fatto. Si era superata, ce l’aveva fatta! La professoressa sorrise, piacevolmente colpita. Chiara e Giulia si guardarono, stupite. Quella era una giornata strana. 

Capitolo 2: Per qualche strano motivo il giorno seguente iniziò alla grande per tutti gli amici ma, arrivati al liceo, il loro sorriso si spense quando entrò il nuovo professore di Italiano. Era un uomo alto, asciutto e pelato, con le occhiaie che gli solcavano le guance e un’aria stanca perenne, che gli dipingeva il viso con un non so che di inquietante. “Buongiorno ragazzi, sono il nuovo professore di Italiano. Come prima cosa vi dico che con me dovrete studiare molto, intesi?” i ragazzi si guardarono con una faccia fra lo stupito e l’inquietato.” Come seconda cosa, sia chiaro che ogni lezione interrogherò due di voi per costringervi a studiare costantemente; che ve ne pare?” Un bisbiglio confuso si levò nell’aula e nessuno rispose alla domanda del professore.- Io direi di cominciare subito- silenzio di tomba – Mmh vediamo… interroghiamo… Chiara e Phil” . Nessuno dei due aveva aperto libro ed entrambi si alzarono tremando dalla loro sedia. Le loro gambe quasi non li sorreggevano tanta era la paura dei due. “ Spero che voi abbiate studiato…” silenzio “ Allora, Chiara, dimmi cosa scrisse Ludo…- TRACK. Un rumore spaventoso e potentissimo pervase l’intera scuola. La luce si spense di colpo e tutti gli alunni gridarono spaventati: panico generale. Gli alunni sembravano delle gazzelle inseguite da un leone e andavano correndo a sbattere di qua e di là su un banco o su un armadietto. La luce non si accese per altre due ore e quando si riaccese nella scuola non c’era più nessuno, né i professori né i ragazzi. Chiara, guardando da lontano disse: ”Proprio quello che avevo desiderato” . La stessa cosa disse Phil, che le stava a due metri di distanza. Chiara sentì l’amico e lo guardò fisso negli occhi, quegli occhi blu gelido che la catturavano sempre e la portavano nel suo mondo, un mondo incantato dove vagavano i suoi pensieri e le sue immaginazioni. “Chiara! Chiara? Mi ascolti?”. “Si certo” e il suo mondo scomparì nella sua mente ”Cosa c’è?” “Quando ci incontriamo per il giornalino?”. “Oh, non so, mi chiami oggi pomeriggio?”. “Va bene, ci sentiamo dopo, ciao!”. “S...si ciao”. Finalmente il sogno di Chiara si era avverato; finalmente Phil le aveva parlato per più di due minuti! –Magari oggi è il mio giorno fortunato- pensò Chiara fra sé e sé, ma non poteva immaginare che dietro quella fortuna c’era un mistero ben più grande. 

Capitolo 3: una settimana dopo il secondo black-out, di sera, Phil partecipò alla gara di atletica della scuola; la sua specialità erano i cento metri, proprio quella in cui gareggiava il suo grande idolo Usain Bolt. Quando il suo famoso idolo sfrecciava sulla pista, Phil sentiva un’emozione che gli invadeva il cuore e che si diffondeva in tutto il corpo; per questo il ragazzo ammirava fervidamente Bolt. Era una giornata importante anche per Biro, che doveva suonare prima della gara con la sua band, i Southbay; quel giorno avrebbe dovuto suonare i più grandi successi dei Queen, il suo complesso preferito. Era una tipica serata autunnale, con il vento che frusciava tiepido fra gli alberi e le foglie che volteggiavano fra gli spalti, dove erano riuniti tutti gli amici di Phil. La luna e le stelle splendevano in un cielo terso, privo delle nubi che erano state spazzate via dal vento; la temperatura era perfetta per una grande gara di atletica. Tutto era pronto: i partecipanti si trovavano sui blocchi di partenza e attorno a loro regnava il silenzio più totale; tutti erano concentrati e avevano lo sguardo fisso sulla pista illuminata dalle potenti luci ai bordi del campo di atletica. Qualche secondo prima dell’inizio della gara Biro iniziò a suonare una famosa canzone dei Queen e , al momento del ritornello, venne interrotto da un altro black-out. TRACK! Ancora quello spaventoso rumore di qualche giorno prima. Fischi piombavano giù dagli spalti come macigni e le persone erano impazienti di assistere a quella gara così importante. Questa volta la luce si riaccese quasi immediatamente, come desideravano gli spettatori, e la gara poté iniziare senza problemi. Ormai si erano fatte quasi le 9 e l’aria diventava sempre più fresca, ma ciò non pareva influire sull’entusiasmo dei presenti. Il botto della pistola dell’arbitro scatenò le urla e gli incitamenti del pubblico e gli atleti corsero il più velocemente possibile, con la chiara nuvoletta che usciva dalle loro bocche ansimanti. Phil, determinatissimo, spinse sulle sue gambe più che poté, fino quasi a inciampare sulla ingannevole ma tanto amata pista d’atletica. I suoi muscoli si tendevano sempre di più e la sua mente era libera da ogni pensiero, se non raggiungere il traguardo poco più avanti di lui. Un avversario lo precedeva, ma non era determinato come il nostro amico e, dopo tanto sforzo, Phil riuscì a vincere il testa a testa con l’avversario. Il ragazzo cadde stremato per terra; il terreno era fresco e umido, ma non sembrava influire sulla gioia del ragazzo. Quasi non credeva di essere riuscito nella sua impresa. La sua testa era confusa e il suo corpo stanco, ma era felicissimo nell’udire i complimenti degli amici a bordo pista. Eh già, c’erano proprio tutti: Chiara, Biro, Virginia, Giulia ed Elisa, tutti riuniti per contemplare la vittoria dell’amico. Fra le grida della folla Phil cominciò a pensare che il black-out dei giorni precedenti non fosse un caso perché tutto si svolgeva nell’esatto modo che desiderava: la folla, la pista, i suoi amici, la sua grande vittoria, il sottofondo della band del suo migliore amico con “We are the champions” se li era immaginati per molto tempo. 

Capitolo 4: quando i ragazzi si incontrarono il giorno dopo a scuola, era ormai chiaro per tutti che quei black-out dei giorni precedenti non erano un caso. I desideri di tutti gli amici si erano avverati nell’esatto modo che immaginavano e quindi tutti volevano andare in fondo alla questione. “Cosa facciamo?” chiese Chiara, con un’aria curiosa ed impaziente “Sono curiosa di scoprire cosa sta succedendo.” “Anche io” rispose Phil, e Chiara si perse nuovamente in quegli occhi magici. ”Non ne ho idea” ribatté Biro, ancora estasiato per la sua prestazione musicale del giorno prima, che aveva scatenato gli applausi e gli incitamenti del pubblico. ”Io propongo di chiedere a Giulia, la nostra investigatrice pazza” disse Elisa, che si era notevolmente stupita per la grande interrogazione di Latino e ricercò quel mistero nel black-out che ormai era diventato un’abitudine per tutti i suoi amici. Così Giulia venne chiamata a rapporto per risolvere le domande che tutti si erano posti ed, estasiata, iniziò immediatamente il suo lavoro. “Prima di tutto dovremo agire quando le scuole saranno chiuse, cioè durante le vacanze natalizie, perché dovremo esplorare il seminterrato dove si trova il contatore energetico” disse Giulia, con un’aria da Sherlock Holmes, concentratissima sul suo piano “Per adesso non possiamo fare nulla perché il seminterrato è perennemente controllato da Mario, il custode della scuola, che se ci vede sono guai seri. Di conseguenza fino a Natale ci dobbiamo concentrare sullo scuola così dovremo studiare meno per le vacanze, mi raccomando. Tu Phil, studia bene Inglese e Biro dedicati alle altre materie, non solo a Scienze o Matematica! E poi cercate di stare un po’ zitti quando il nuovo prof. spiega i Promessi Sposi”. Il discorso di Giulia fu chiaro per tutti e così al suono della campanella, tanto desiderato dagli alunni di tutto il mondo, tutti ritornarono in classe, con vari pensieri che vagavano nelle loro teste, felici di aver tempo per pensare ai dettagli del piano che li avrebbe portati a risolvere un mistero che nessuno poteva immaginarsi. 

Capitolo 5: Le settimane seguenti furono a dir poco esilaranti. Durante l’allenamento di atletica di Phil vi era stato l’ennesimo black-out nella scuola e quando la luce si riaccese sulla pista di atletica correva nientemeno che il grandissimo Usain Bolt, recordman di tutte le specialità olimpiche. Era così simpatico… aveva il sorriso perenne sul volto e rideva e scherzava anche durante l’allenamento che la star svolgeva per i ragazzi. Le ragazze invece videro sfilare nei corridoi sia Selena Gomez, la famosa popstar americana, sia i loro idoli, gli One Direction, la band del momento. La scuola Faes era infatti stata estratta per ospitare le grandi celebrità del momento per insegnare agli alunni i segreti che li avevano resi famosi; era l’occasione che tutti i ragazzi aspettavano da una vita: poter imparare dalle più grandi celebrità tutto ciò che loro desideravano, un sogno ad occhi aperti, insomma. C’erano anche i Pink Floid, grandi idoli del padre di Biro. Che emozione vedere i propri idoli da vicino! Sentire il loro profumo, vicini quasi da toccarli… è un sogno che capita a pochi! Perché tutto questo era successo proprio alla scuola degli amici? Se lo chiedeva tutta la compagnia: “Ormai che sappiamo che il black-out è l’origine di tutti i nostri desideri che si avverano, mi incuriosisco sempre di più” disse Elisa a Chiara “però non sono sicura di riuscire a venire nel seminterrato della scuola perché sto andando maluccio a scuola e la mamma mi ha detto che se non avrò la sufficienza in tutte le materie non uscirò di casa durante le vacanze natalizie” “No, non è possibile! Io mi rifiuto di agire senza un membro della compagnia!” esclamò all’improvviso Chiara “neanche io” concordò Phil “Quindi se hai bisogno di aiuto per studiare, saremo tutti con te!” Disse Giulia, trascinata dall’entusiasmo degli amici; un coro di felicità si levò nel gruppo, ma se solo non avessero tentato di scoprire quel mistero! 

Capitolo 6: Nei giorni seguenti Phil e Chiara si trovarono molto spesso in biblioteca per scrivere gli articoli per il giornalino scolastico della scuola. La biblioteca era il luogo ideale per realizzare al meglio la stesura degli articoli, perché era un posto silenzioso e trasmetteva ai due amici una certa, strana voglia di lavorare al meglio. I pomeriggi trascorrevano molto velocemente e fra i due e, superato l’imbarazzo dei primi incontri, nacque un buon rapporto. Sembrava forse che si fossero innamorati l’un l’altro… i loro sguardi si incrociavano di continuo, ed entrambi provavano un sentimento che si diffondeva in tutto il corpo. “Chissà se sia una cosa positiva”, si chiedeva sempre Chiara ogni volta che provava quella sensazione. Comunque sia, il giornalino andò a ruba nella scuola dei ragazzi perché rappresentava i desideri e le richieste di tutti gli alunni, sia del classico sia dello scientifico. Chiara e Phil erano ricercati in tutta la scuola perché tutti i ragazzi volevano porre loro domande e dubbi da chiarire nei numeri successivi del giornalino. Che successone! I due ragazzi erano proprio soddisfatti del lavoro che stavano svolgendo e che avrebbero continuato a svolgere su grande richiesta di professori e amici. “Cosa possiamo nel prossimo articolo?” chiese Chiara “Dovremmo chiedere consiglio a qualcuno”. “Non so ma… oggi non sono venuto qua in biblioteca per parlare di lavoro…” disse Phil con un’aria ambigua “Volevo chiederti se…” la sua faccia divenne sempre più rossa a causa dell’imbarazzo o forse dell’emozione “…se domani hai impegni dopo la scuola”. Phil tirò un sospiro di sollievo. Chiara, imbarazzata ed emozionata oltremodo, aveva una strana confusione in testa, come se i suoi pensieri si scontrassero a vicenda in un caos totale. “Sì, sì, va bene. A che ora ci possiamo incontrare?”. “ Non so, verso le tre va bene?” domandò Phil, pietrificato dalla felicità. “Per me va benissimo!” esclamò Chiara. “V…va bene, ora devo andare, devo finire i compiti di Inglese… che noia!” Chiara rise quasi inconsciamente osservando il suo amico che scendeva le scale. “Allora ciao!” urlò Phil. “C…ciao” rispose lei. Il suo cuore batteva forte, mentre la sua mente era intasata di strani pensieri. 

Capitolo 7: Così trascorsero i giorni, in un clima di studio ma di grande felicità, fino a quando arrivò il tanto amato giorno di Natale. La sua magia è indescrivibile; vedere la neve che scende soffice sui tetti delle case porta una felicità incredibile nel cuore. Tutti sono felici, i bimbi aprono i regali e ci si riunisce con la propria famiglia per pranzare felicemente come accade solamente una volta l’anno. Così trascorsero il Natale i nostri amici, fra regali, parenti e ovviamente pranzi megagalattici e immense merende a base di pandori e panettoni a volontà. Ma finalmente arrivò quel giorno, quel tanto atteso giorno. I nostri amici erano pronti, muniti di guanti e cappellino. Dovevano agire di notte, per non allertare i custodi che c’erano di giorno. Di giorno infatti c’erano tre custodi che controllavano il seminterrato e i due ingressi, quello principale e quello secondario. La compagnia si ritrovò davanti alla scuola verso le 9 di sera, con la nuvoletta che usciva densa ad ogni loro respiro. Subito Giulia, salutati gli amici, condusse la compagnia verso l’ingresso secondario, che si era preoccupata di lasciare aperto prima delle vacanze. Nel caso i custodi l’avessero chiusa, si era procurata le chiava grazie ad un suo amico. La luna illuminava con una luce tiepida il cortile dove erano entrati i ragazzi, e l’aria era gelida come in poche giornate invernali. Phil e Chiara si tenevano per mano, quasi senza accorgersene, davanti a quel romantico ma allo stesso tempo inquietante scenario. Vi era una leggera nebbia che ostruiva parzialmente la vista dei nostri amici. I loro cuori battevano all’impazzata, come non era mai capitato nella loro vita. Giulia, che capitanava il gruppo, girò a destra due volte, fino ad arrivare dinnanzi alla porta del seminterrato. ”Allora, dovete fare il massimo silenzio, capito?” disse con una voce rauca e fievole “se ci scopre qualcuno, ciao ciao soluzione!”. Tutti annuirono e Giulia girò lentamente e silenziosamente la pesante maniglia della porta; tutti riuscirono ad entrare senza farsi scoprire. Il seminterrato era umido e aveva uno strano odore, come se nessuno fosse entrato lì da tempo. La luce delle torce dei ragazzi mostravano ai loro occhi oggetti strani e dimenticati in quell’enorme stanza da tempo. Tutto era silenzioso. Si udivano solamente i respiri pesanti e regolari dei ragazzi. Giulia fece un segno con la mano e tutti la seguirono senza fare domande. L’investigatrice aveva in mano una mappa del seminterrato, presa qualche giorno prima dalla segreteria della scuola e quindi sapeva a memoria dove andare e come recarsi al contatore che, secondo il gruppo, era la causa di quei misteriosi black-out. Il seminterrato era strano: dappertutto vi erano delle ragnatele e polvere che probabilmente si trovavano lì da anni. Ovunque vi erano dei strani sarcofaghi e dei papiri egizi, chissà per quale oscuro motivo. La luce si infiltrava fioca dalle finestre, quando i ragazzi individuarono il contatore. La tensione si tagliava con il coltello. Ad un tratto il silenzio fu interrotto da un rumore sordo, quasi impercettibile; era Chiara che era inciampata su un antico vaso egizio. “Cosa fai, stai un po’ ferma” disse Biro “Non fare come quel giorno quando abbiamo giocato a scacchi, che hai buttato tutto per terra perché non stai ferma un secondo. ”Non è vero, cosa stai dicen…” “shhh, non è l’ora di litigare adesso!” esclamò Giulia, forse un pò troppo forte. “Dobbiamo stare in silenzio e concentrarci, è molto rischioso essere scoperti!”. Chiara e Biro annuirono silenziosamente. Il contatore era davanti a loro, grande e scuro, che quasi incuteva paura. Chiara aveva trovato il modello dello stesso e se l’era studiato alla perfezione. Tutto era calcolato. “Ecco, dovrei tirare questa leva e poi schiacciare questo pulsan…” “Chi è!?!” una voce cavernosa tuonò alle spalle dei ragazzi. “Cosa ci fate voi qui!? Rischiate l’espulsione dalla scuola, lo sapete vero!?” “Cavolo, lo sapevo che ci avrebbero beccati!” Urlò Biro. Ma ormai era troppo tardi. Degli strani geroglifici apparirono sul contatore e una luce immensa penetrò la stanza. Il rumore potentissimo fece sobbalzare gli amici e una botola si aprì dietro di loro, scura e pesante, e i ragazzi furono avvolti nel vortice comparso all’interno dell’apertura. Il custode, allibito, osservò il vuoto ed il silenzio della stanza. Sembrava quasi che la luce della luna si fosse spenta. Il custode non ricordava più nulla, e si ritirò nuovamente sulla sua sedia e lì rimase, addormentato, per un’intera notte. Cosa succederà ai nostri amici? Phil e Chiara riusciranno a scrivere l’articolo e come continuerà il loro rapporto? Ma, soprattutto, l’omogeneità del gruppo ed il loro affiatamento rimarranno invariati anche quando dovranno affrontare strani enigmi e situazioni complicate? I ragazzi non avrebbero dovuto cercare di andare in fondo alla questione, ma a volte alla curiosità non si può resistere. 

Capitolo 8: l’aria era pesante e calda; non c’era neanche un filtro di luce. Quando i quattro amici si svegliarono, tutto era scuro e inquietante. “Dove siamo finiti? Come siamo arrivati qui?” si chiese Chiara, che non trovava più i suoi occhiali tant’era buio. “E’ colpa del contatore. Quella luce ci ha portati fino a qui, ne sono sicura” disse scura in volto Giulia. “Cosa? Come è possibile?” chiese allibito Biro. ”Non lo so, devo cercare degli indizi o qualcosa che ci porti fuori da questa stanza”. “Tastate i mattoni delle mura, l’ho visto fare in un film” propose Phil. “No, non è possibile, non credere ai film, Phil! Cerchiamo di ragionare in modo tranquillo” rispose seccata Giulia. “Ma possiamo almeno provar…” TRACK! Ancora quello spaventoso rumore del black-out. Gli amici avvertirono una scossa molto potente. Le pareti della stanza crollarono e una luce calda raggiunse il loro viso, accompagnata da un vento insistente. Anche il pavimento non c’era più. I ragazzi erano seduti su una sabbia soffice, di colore marroncino chiaro, calda come il sole a mezzogiorno nelle giornate estive. “Adesso dove siamo? Comincio a preoccuparmi!” “Silenzio un attimo, Chiara, non continuare ad urlare e a fare domande!” “Stai tranquilla Giulia! Siamo in mezzo al deserto, mi spieghi come faccio a non preoccuparmi?”. “Ti ho detto di non…” “Calma, calma. E’ proprio questo che non dobbiamo fare. Non dobbiamo litigare inutilmente. In questa strana situazione dobbiamo mantenere la tranquillità e il rispetto verso gli altri” intervenne Phil. “Giusto, chiedo scusa Chiara. Ora però dobbiamo ragionare. Se quel rumore ha fatto crollare le pareti e ci ha fatto uscire da quel posto, forse ci sarà d’aiuto, no?” “Non credo proprio. Se continueremo a spostarci da un luogo ad un altro, non ci fermeremo mai. Come facciamo a mangiare e a bere? Dobbiamo trovare prima di tutto un rifugio dove riposarci e magari cercare dell’acqua e del cibo” Disse Biro, appassionato da sempre nella costruzione di piccole casette di legno, passione tramandatagli dal padre quand’era piccolino. Così i nostri amici si incamminarono verso Nord, seguendo il sottile ago di una piccola bussola, che indicava quell’ignoto cammino che li porterà alla avventura più estasiante della loro vita. 

Capitolo 9: Dopo circa un paio d’ore di cammino, la compagnia era sfinita. Il vento torrido infastidiva i loro occhi e il Sole bollente scottava il loro viso. Avevano ancora addosso i giubbini che indossavano prima di giungere in quel luogo sperduto, così decisero di stenderli per terra e sdraiarcisi sopra, evitando di venire a contatto con quella sabbia scottante. “Ah, finalmente un po’ di riposo! Non ce la facevo più” disse Biro, adagiato sul suo giubbino verde. “ Già, però io adesso ho anche sete! Come facciamo?” “Stai tranquilla Chiara, ho ancora due borracce piene di acqua, bisogna utilizzarle con cura, finché non troveremo un’oasi o qualcosa del genere” rassicurò Giulia, ormai protagonista della situazione. “Per ora dobbiamo semplicemente pensare a riposarci qualche minuto e poi rimetterci in marcia, dopo aver bevuto un goccio d’acqua” “Ma come faremo a trovare un’oas… TRACK! Eh già, di nuovo quell’inquietante e assordante frastuono. Gli amici si guardarono in faccia, visibilmente spaventati, poi chiusero gli occhi in attesa che accadesse qualche cosa. Un vortice li avvolse completamente e una luce si impadronì del deserto, facendo scomparire ogni cosa. Trascorse un minuto, poi due, poi cinque, ma nulla da fare. Nessuno voleva aprire gli occhi per vedere dove fossero capitati. Il silenzio era totale. Solo Giulia si accorse che l’atmosfera era diversa; fu infatti la prima ad osservare quella inquietante caverna, silenziosa e buia come il seminterrato da cui era cominciata la loro avventura. “Ragazzi, svegliatevi! Presto, guardate dove siamo!” “Non ci posso credere! Ci siamo spostati ancora! Quando ci fermeremo?” “Non so, ma sono certa che ci siamo cacciati in un brutto guaio”. E Giulia aveva ragione. 

Capitolo 10: l’aria era fredda e umida e di certo quel luogo non contribuiva a tranquillizzare gli animi dei compagni. Un leggero venticello penetrò all’interno della caverna, facendo sobbalzare i cuori degli amici, che non riuscivano a vedere nulla se non altro che la nuvoletta che usciva dalle loro bocche. “Non usciremo mai più da qui! Perché è capitato a noi? Perché?” “Calma Chiara, calma. Non disperiamoci proprio adesso. Ricordatevi che siamo qui per scoprire un mistero, quindi diamoci da fare!”. Le parole di Giulia riecheggiarono decise fra le mura della caverna, convincendo gli amici a rialzarsi dalla loro tristezza. “Forza, prendiamo le torce e vediamo cosa ci aspetta fuori di qui!” “Giulia, c’è un problema… non trovo più il mio zaino… si sarà smarrito durante il viaggio.” “Nessun problema, potrai stare accanto a me…” disse Phil, facendole l’occhiolino. Il loro rapporto continuava di bene in meglio. Durante l’avventura si erano tenuti per mano quasi inconsciamente e procedevano nel loro cammino fianco a fianco. Chissà, magari quando torneranno a casa nascerà una storia d’amore… comunque, prese in mano le torce, i compagni si recarono senza paura verso l’entrata della caverna. Fuori li attendeva inquietante la notte nel deserto. Le stelle brillavano e le palme ondeggiavano lente provocando un lieto rumore. L’aria era gelida, tipica delle notti del deserto del Sahara. “La vedete quella luce laggiù?” “Si, mi sembra che si muova verso di noi.” Era proprio così. Dopo pochi minuti un uomo sul dorso di un cammello si avvicinò alla compagnia e li rivolse alcune strane parole, probabilmente il linguaggio del luogo, con un sorriso stampato in volto. Aveva una barba nera e la sua pelle era scura; pareva abbastanza giovane. Era abbigliato con il tipico vestiario tuareg, ovvero con una veste blu che lo ricopriva totalmente lasciando fuori solamente la barba e i sui occhi azzurri. Con un gesto della mano invitò gentilmente gli amici a salire sui due cammelli che lo seguivano e, non sapendo cosa fare, i ragazzi si consultarono per un paio di minuti, giungendo alla conclusione che avrebbero dovuto seguire l’uomo per tentare di cercare qualche indizio. Lentamente e con qualche difficoltà tutti riuscirono a salire sui cammelli e seguirono senza dire una parola l’uomo gentile che aveva deciso, si auguravano, di aiutarli. Era ormai giunto il tempo dell’alba, e un tiepido sole si levò dalle dune, delineando delle ombre che seguirono gli amici fino all’arrivo in una piccola cittadina sperduta nel deserto. Finalmente in quel luogo la compagnia avrebbe dato una svolta al mistero, ma solo dopo grandi difficoltà. 

Capitolo 11: Il sole era ormai bollente. Gli amici non sembravano essere condizionati dall’eccessivo calore, perché erano troppo concentrati nel seguire l’uomo davanti a loro. Dopo pochi minuti entrarono all’interno della piccola cittadina, osservando le case in muratura e le persone che vi abitavano. Attorno alla cittadina sorgeva una fortezza, dove nascevano canali che collegavano il paese alle oasi circostanti e quindi ai verdi campi coltivati dove già dalle prime ore del mattino lavoravano degli uomini abbigliati come la loro guida. L’uomo girò a destra e prese un vicolo, ordinando agli amici di fermarsi. Proseguì qualche metro e bussò alla porta di una piccola casetta; ad aprirgli c’era un uomo alto, scuro di carnagione, con cui dialogò per diversi minuti. Giunsero alla conclusione di ospitare i ragazzi nella casa dello sconosciuto, fino a quando non avrebbero trovato per loro una buona sistemazione. Lo sconosciuto e la moglie li trattarono nei giorni seguenti in maniera aperta, rispettosa, quasi come se i ragazzi fossero delle personalità importanti; l’atmosfera nella casa era tranquilla e spensierata, soprattutto per il riguardo che i due coniugi avevano verso gli amici. Qualche giorno dopo l’uomo che li aveva guidati fino alla cittadina venne a prenderli in compagnia di un uomo basso e tozzo, dall’aspetto bonario. “Il faraone vi ha convocati!” disse all’improvviso l’omino, con una voce che non gli si addiceva proprio “dovete recarvi al palazzo reale, nostra Eccellenza desidera parlarvi.” “Cosa? Chi siete voi? Perché dobbiamo andare dal faraone? Che storia è mai questa!” “Lo scoprirete seguendoci nel viaggio che vi porterà da nostra Altezza” “Ma cos…” “Senti Biro, è meglio seguirlo… forse lui sa come tirarci fuori dai guai… non abbiamo altre soluzioni” consigliò bisbigliando Giulia “Eh va bene, andiamo!” “Ottima scelta, Biro”. Così i nostri amici si incamminarono verso la residenza reale del grande faraone d’Egitto. 

Capitolo 12: dopo ore e ore di interminabili passi i ragazzi videro spuntare in lontananza un palazzo enorme, circondato da palme verdi come il giubbotto che Biro non trovava più. Man mano che si avvicinavano, i ragazzi scorgevano sempre più dettagli del palazzo, fino a quando furono così vicini da poter sfiorare le sue mura decorate con stupendi geroglifici. Per tutto il viaggio nessuno aveva detto una parola, ma adesso lo stupore era troppo grande. Non si era mai visto un palazzo del genere, così grande e così affascinante. Arrivati davanti al pesante portone di legno massiccio, le guardie fecero entrare i ragazzi inchinandosi esageratamente. Dopodiché li scortarono su delle infinite scale che portavano in cima al palazzo circondato da tre imponenti piramidi. “Mi sembra di averlo già visto questo posto…” pensava fra sé e sé Phil. Tutti lo avevano già visto quel luogo, ma non dal vivo, solo sui libri di storia, ed ora avevano l’occasione di vivere quella esperienza in quel posto affascinante, per giunta nel passato. Finito di salire le interminabili scale, i ragazzi, le guardie e le due guide si fermarono per riprendere fiato. “Ora dovete inchinarvi al grande faraone Kamur, intesi?” disse stremato l’omino tozzo “Va bene, ma come ci capiremo noi ed il faraone?” “Vi farò io da traduttore, ho imparato la vostra lingua durante i miei viaggi per il mondo; sapete, sono il segretario del faraone e sono costretto ad andare da un posto all’altro per controllare la situazione. E’ un lavoro faticoso, ma ben pagato” “Capisco, ma chi è l’uomo che ci ha ritrovato nel deserto?” chiese Giulia “E’ mio fratello; sospettava che vi foste persi nel deserto… proprio come dice la profezia, così vi ha portati nel nostro paese e vi ha fatti ospitare dai nostri genitori…” “quale profezi…” Giulia venne interrotta da una voce potentissima. Era il faraone Kamur. “Voi, stranieri, avvicinatevi!” tradusse l’omino tozzo. “Siete al mio cospetto perché la sacra profezia vi cita… voi siete gli unici che possono scoprire il mistero dei desideri.” I ragazzi si guardarono fra lo stupore e la curiosità. “La profezia dice che quattro ragazzi giunti da un paese straniero si smarriranno nel deserto e verranno ritrovati. Questi ragazzi dovranno essere convocati davanti al cospetto del faraone perché solo loro, con la loro abilità e con la loro intelligenza, potranno apprendere il mistero che si cela dietro il desiderio umano.” “Datevi da fare e portatemi qui la soluzione della brama dell’uomo. Con questo ho finito!” Il faraone fu portato nella sua stanza con una lettiga e nella stanza piombò il silenzio. “Ora che facciamo?” “Io vi consiglio di darvi da fare, altrimenti… io vi accompagnerò nell’impresa, nel caso in cui ci siano dei geroglifici da tradurre. Tutto chiaro?” “Va bene, il nostro gruppo risolverà ogni enigma! Ma da dove iniziamo?” 

Capitolo 13: i ragazzi decisero di iniziare la loro impresa nelle stanze segrete del palazzo del faraone, ma nulla da fare. Ormai erano giorni che cercavano qualche indizio o qualche segnale per venire a capo della questione, ma per ora era stato tutto vano. Qualche giorno dopo, però, l’uomo tozzo, di nome Amar, consigliò loro di recarsi nella piramide di Giza perché qualche strana incisione del seminterrato del palazzo rappresentava una pozione proprio all’interno della piramide. I ragazzi, ormai convinti, si trovarono davanti all’enorme costruzione sotto un sole cocente. “Ok, ora dobbiamo trovare tutti il coraggio di entrare. Ho escogitato un piano per non perderci all’interno della piramide: faremo proprio come Teseo nel labirinto; Chiara, che soffre di claustrofobia, rimarrà fuori insieme a Phil, mentre Biro, Amar ed io entreremo con le torce e con un lungo rotolo di seta. Chiara e Phil terranno una estremità del filo, mentre noi tre proseguiremo all’interno, così se ci perdiamo potremo ritrovare la strada del ritorno. Dobbiamo rimanere tutti concentrati e compatti, chiaro?” “Va bene, siamo tutti pronti. Andiamo!” “Aspetta Giulia” disse Chiara “Buona fortuna e… grazie!” Giulia le fece l’occhiolino e si inoltrò nella entrata scura, seguita dai suoi due compagni. L’aria era pesante, come se la piramide fosse stata chiusa per decenni, forse per secoli. La luce della torcia illuminava un profondo corridoio che sembrava non finire mai. Giulia teneva saldamente in mano una estremità del filo di seta e continuava decisa nel suo cammino. “Aspetta, fermati! Qui c’è qualcosa! Dice: -se le scale vuoi salire, l’indovinello devi scoprire-“ lesse deciso Amar “Che indovinello è? Sono bravissimo negli indovinelli!” esclamò Biro “Dice: -1613 è uguale ad 1+1+1?-“ “Facilissimo… certo che sì… se dici tre dici è uguale ad 1+1+1. Più facile di così!” Alle parole di Biro il muro davanti a loro crollò e apparvero delle scale in cima alle quali vi era una grande porta decorata con geroglifici stupendi. I ragazzi e Amar salirono le scale e arrivarono in prossimità dell’entrata. “Sei forse arrivato a destinazione. Sarà questo l’ultimo indovinello?” “Continua, Amar, continua” 
“Sette case contengono sette gatti. Ogni gatto uccide sette topi. Ogni topo avrebbe mangiato sette spighe di grano. Ogni spiga di grano avrebbe prodotto sette misure di farina. Quanto è il totale?” 
“Questa la so!” esclamò Amar “E’ il famoso indovinello di Ahmes lo scriba! Allora… secondo i miei calcoli… lo schema è questo! Le case sono sette, quindi, con un rapido calcolo… 


Anche questa volta la porta si aprì con un fragore indescrivibile. La stanza che videro i tre compagni era la cosa più stupefacente che avessero mai visto: le pareti erano dorate, proprio come il pavimento; dei geroglifici riempivano il soffitto e indicavano il centro della stanza. Lì si trovava un papiro di grandi dimensioni. “Il segreto del desiderio umano!” esclamarono in coro. “Finalmente mi… cioè, finalmente nostro!” disse Amar. Preso dalla foga, l’uomo corse verso il papiro ma inciampò in una piastrella rialzata, che rientrò nel pavimento facendo cadere dal tetto una teca di vetro che cadde proprio sul papiro. “E ora? Che facciamo?” chiese Biro, guardando storto Amar “Aspettate, qui c’è un altro indovinello” osservò il tozzo omino mentre si rialzava. “Dice: Un cavallo che traina il carro del faraone compie a ogni passo mezzo metro. Quanti passi dovrà fare per percorrere un chilometro?” “Mhh… difficile… allora… la risposta dovrebbe essere duemila passi a prima vista...” “No, Biro! La risposta è quattromila! Bisogna contare anche le zampe posteriori!”. In un secondo la teca si ruppe in mille pezzi e Giulia, che aveva risolto l’ultimo indovinello, prese saldamente in mano il papiro. “Complimenti Giulia, bel lavoro. Ma ora è tempo di consegnarmi il segreto del desiderio!” la voce di Amar rimbombò in tutta la stanza. “Cosa?” “Se io consegnerò per primo il papiro al faraone, diventerò il suo erede…quindi non fate storie bambocci, datemi quel tesoro!” Amar mostrò loro un pugnale affilato, minuziosamente decorato a mano, che rifletteva le luci delle torce. “Mai e poi mai!” “Biro, non fare storie, non vedi che ha un coltello in mano? Dobbiamo darglielo…” e Giulia appoggiò delicatamente il papiro nelle mani dell’impostore. “Bene, vedo che tu capisci, a differenza di quello stolto del tuo amico!” “Ehi, vacci piano con le parole! Quello che tu chiami stolto è mio fratello!” Dall’ingresso della stanza sbucò trionfante Chiara, seguita dalle guardie reali e dal faraone in persona. “Cosa? Ma come è possibile! Tu.. non puoi.. ma come hai fatto?” “A dopo le spiegazioni Amar, o forse dovrei dire carcerato numero 216”. Prontamente le guardie si scagliarono sull’impostore che, ormai circondato, si lasciò afferrare senza opporre resistenza. “Tu, proprio tu Amar, mio fedele servitore…non ci si può più fidare di nessuno, neanche del mio segretario. Sei un impostore, e tu lo sai meglio di me che fine fanno gli impostori… sarà già tanto se vedrai di nuovo la luce del sole! Presto, portatelo via, e non fatemelo più vedere!” esclamò risoluto il faraone. “Ora che siete al sicuro, cari i miei ragazzi, leggetemi il mistero del desiderio” il silenzio piombò all’interno della stanza. Quelli che erano geroglifici accuratamente scritti sul papiro divennero parole comprensibili ai ragazzi, proprio come desiderava il faraone. La tensione era altissima. “Giulia, sei pronta?” “Si, allora… IL DESIDERIO E’ IL NOSTRO PUNTO DI RIFERIMENTO, IL NOSTRO OBIETTIVO, LA NOSTRA STELLA. PER RAGGIUNGERE LA NOSTRA STELLA DOBBIAMO IMPEGNARCI E CONTINUARE A CREDERE NEL NOSTRO DESIDERIO. SOLO COSI’ SI PUO’ SCOPRIRE IL VERO MISTERO DELLA BRAMA UMANA. IL SEGRETO E’ DENTRO OGNUNO DI NOI. BASTA SEMPLICEMENTE GUARDARE DENTRO I NOSTRI CUORI.” Un nuovo silenzio penetrò fra le mura della stanza. “Tutto qui? Il desiderio è dentro di noi e dobbiamo impegnarci per raggiungerlo? Ah, tutte fandonie, stracciate quella cartaccia immediatamente!”. Le guardie reali si affrettarono e strapparono in mille pezzi il papiro. Subito dopo il solito fragore del black-out sovrastò le parole del sovrano: TRACK! Il faraone aveva rifiutato il mistero del desiderio! Chi non apprezza il desiderio, infatti, non è degno di conservare nel proprio cuore e nella propria mente il mistero che si cela dietro lo stesso .“Oh no, dove finiremo ora?”. Lo avrebbero scoperto pochi minuti dopo. 

Capitolo 14: Una debole luce filtrava dalle finestre della stanza dove erano finiti i ragazzi. Alle prima luci dell’alba, un brusio di voci confuse invase le orecchie degli amici che, ormai stanchissimi, si erano sdraiati a dormire per terra senza neanche accorgersi che erano finiti nel seminterrato della scuola, proprio dove era iniziato tutto. La prima a svegliarsi fu Chiara che, felicissima per essere ritornata a casa, svegliò tutti con entusiasmo. “Chiara, che bello rivederti qui! Ora dimmi, come hai fatto ad avvisare le guardie e ad arrestare Amar?” “Mentre Phil dormiva” disse Chiara guardando teneramente il suo “amico” “io mi sono accorta delle grida di quell’impostore di Amar, così, senza esitare, sono corsa dal faraone e dalle guardie reali che mi hanno aiutato senza indugi, trattandosi del mistero del desiderio. Così ho seguito il filo di seta fino ad arrivare alla stanza dove vi trovavate. Il resto è storia” “E che storia, sarebbe proprio bello scrivere un libro sulla nostra avventura!” “O forse è meglio un articolo? Il mio orologio segna che oggi è il 17 Gennaio e che quindi domani ci sarà l’open day della scuola Faes Argonne, quindi Phil ed io dobbiamo scrivere la prima edizione del giornalino scolastico e ci manca proprio la parte in cui inserire la storia del mese. E’ perfetto!” “Benissimo, è andato tutto come desideravamo, ma un dubbio mi assale: come ha fatto a passare solo un giorno dalla nostra partenza? Chiese Phil. “L’abbiamo desiderato, giusto? Ebbene, noi siamo gli unici al mondo che sono a conoscenza del mistero del desiderio e l’abbiamo apprezzato, non come il faraone, quindi possiamo desiderare qualsiasi cosa che essa si realizzerà solo con l’impegno e la partecipazione di tutti noi. Per questo è iniziata la nostra avventura! Desideravamo scoprire il mistero che si nascondeva dietro il black-out e siamo riusciti nel nostro obiettivo solo dopo grandi difficoltà, grazie al nostro impegno!” Così, chiariti tutti i dubbi e le domande, tutti tornarono a casa, eccetto Chiara e Phil che, dopo aver salutato il gruppo, si recarono in biblioteca, ormai aperta perché si era fatto giorno, e terminarono la stesura del loro giornalino. “Che bella avventura, vero Phil?” “Certo, ma manca un particolare, il mio. Tieni, è l’unico fiore che ho trovato nel deserto, ed è tutto per te.” Dette queste parole, Phil baciò Chiara senza esitare, ormai consapevole che fra i due era nata una romantica storia d’amore. 

Capitolo 15: Il giorno seguente i ragazzi si ritrovarono davanti all’ingresso della scuola Argonne. Due ragazzi gentilissimi con il sorriso stampato in faccia li accolsero e indicarono loro la strada per raggiungere il posto dove stava avendo luogo l’open day. L’edificio era stupendo e non si addiceva proprio al mondo uggioso di Milano, anche perché all’interno della scuola sembrava che tutto fosse vivo e colorato. Entrati nella scuola trovarono un lauto rinfresco che li attendeva e iniziarono subito a conversare piacevolmente con alunni, genitori ed insegnanti davanti a una bella fetta di 12 
torta. L’aria che si respirava era estremamente piacevole, soprattutto perché tutti collaboravano con gioia e disponibilità. Terminata la torta, Biro, Chiara e Giulia si occuparono della lezione de “Proteggiamo l’ambiente” organizzata dalla famosa rivista per ragazzi Focus Junior di cui i tre ricoprivano l’importante ruolo di incaricati del giorno, mentre Phil e Chiara furono convocati dal preside. Con il cuore in gola, i due innamorati salirono rapidamente le stupende scale di marmo, fino a giungere all’ultimo piano. Qui li attendeva, seduto in un aula, il preside della scuola Argonne. “Prego, sedetevi.” Pur essendo molto gentile, il preside era sempre il preside e quindi incuteva un certo timore ai due ragazzi. “Premetto subito che non sono qui per ammonirvi o per sgridarvi, quindi rilassatevi, vi ho visti un po’ tesi. Volevo semplicemente complimentarvi con voi per l’ottimo lavoro che avete svolto durante la stesura del vostro giornalino. Sta andando a ruba fra insegnanti e alunni! Mi è piaciuto soprattutto l’approfondimento che avete descritto relativamente alla divisione fra maschi e femmine all’interno dei licei Faes e l’accurata descrizione riguardante la disponibilità dei nostri ottimi tutor e quindi dell’eccellente collaborazione scuola-famiglia; è importante che tutti sappiano che è positivo ciò che abbiamo deciso di attuare. Complimenti ancora! Ma ditemi, qual è questo mistero del desiderio che è descritto nella vostra bellissima storia?” “Signor preside, lei desidera saperlo? Le dico solamente che non posso spiegarglielo così, su due piedi. Se si impegnerà nel suo intento lo scoprirà, proprio come abbiamo fatto noi!” 










giovedì 21 marzo 2013

PREMIAZIONE SECONDA FASE

Sabato 13 aprile, alle ore 11.00 presso la scuola Monforte
via Zanoia 1 Milano, 
VERRANNO PREMIATI I VINCITORI 
DELLA SECONDA FASE DEL CONCORSO 

Se hai partecipato inviandoci la tua storia, non mancare, POTRESTI ESSERE TU IL VINCITORE DEI Kindle Amazon E DEGLI iPad in palio!!

Tanti altri premi per i partecipanti!!




mercoledì 27 febbraio 2013

E tu? Hai già mandato l'elaborato?

Ricordiamo a tutti gli iscritti che il termine per l'invio degli elaborati è domani sera, 28 febbraio!!

Hai già scritto la tua storia? Cosa aspetti a mandarla? Potresti essere tu il vincitore dell'iPad in palio!

mercoledì 20 febbraio 2013

martedì 12 febbraio 2013

Suggerimento n.3

La tutoria è il fiore all'occhiello delle scuole Faes. Anche i genitori di Phil, Chiara, Giulia e Biro ne sono entusiasti... sapete di cosa si tratta?

venerdì 8 febbraio 2013

Suggerimento n.2

Durante l'Open day i nostri amici erano impegnati a seguire la lezione "Proteggiamo l'ambiente" organizzata insieme ad un importante rivista per ragazzi... ricordate qualcosa in merito? Di che si tratta?

lunedì 4 febbraio 2013

Suggerimento n.1 (seconda fase)

E' un ruolo di grande responsabilità quello dell'incaricato del giorno, che a turno tocca a tutti gli alunni della Monforte e dell'Argonne...  anche i nostri amici Chiara, Phil, Giulia e Biro ne sono entusiasti!